Prima e dopo il restauro


Cimitero Acattolico - Roma
Il monumento dedicato alla principessa Maria Obolensky era, al momento del nostro intervento, in pessime condizioni conservative. La splendida scultura realizzata dall’artista russo Mark Matwejewitsch Antokolski era quella maggiormente aggredita dall’attacco di agenti biodeteriogeni che ne falsavano completamente la fruizione. La patina biologica composta da alghe e funghi era molto fitta, rigogliosa e ben radicata all’interno dei cristalli del marmo. Erano inoltre presenti sulle superfici colonie licheniche riconoscibili da piccole macchie bianche.
Prima del restauro
Oltre al degrado di natura biologica erano presenti, nelle parti nascoste della scultura (nel collo della figura) e nei sottosquadri delle cornici del monumento, macchie aloni e croste nere ispessite causate dalla combinazione del particellato atmosferico con lo smog. Le croste nere erano molto compatte e in alcuni punti raggiungevano spessori fino a mm 5 circa.
Il marmo di Carrara di cui è composta la scultura presenta anch’esso delle problematiche dovute alle impurità del blocco scelto dall’ artista per eseguire l’opera. Abbiamo infatti rilevato molte lacune di piccole e medie dimensioni presenti su tutta la superficie.
Inoltre hanno contribuito al degrado dell’opera, fattori derivanti dall’azione del vento e dal dilavamento delle piogge acide. Per questi motivi le superfici hanno perso la morfologia acquisita con l’azione meccanica trasmessa dall’artista. L’opera, un tempo levigata, ha oggi cambiato aspetto divenendo ruvida al tatto, raggiungendo lo stato zuccherino in molti punti del marmo. Le due porte realizzate in Bardiglio presenti all’interno del piccolo tempio e rifinite con chiodatura realizzata con bottoni di ottone, presentavano le medesime problematiche di degrado descritte per il reso dell’opera. Il degrado del resto del monumento è sostanzialmente simile per natura a quello presente sulla scultura infatti le superfici erano interessate da patina biologica e sporco di natura grassa dovuto allo smog e dalla presenza di croste nere localizzate sopra tutto nelle parti nascoste e nelle gole delle cornici.
Durante il restauro
Conclusioni – Le cause del degrado sono da imputarsi principalmente all’inquinamento atmosferico, all’alterazione di fattori climatico ambientali e alla presenza della ricca vegetazione nell’area circostante. Tutte le superfici del monumento, interamente realizzato in marmo di Carrara erano indebolite e allo stato zuccherino (polverizzazione della pietra).
IL RESTAURO – le operazioni di restauro sono state molto lunghe, laboriose e complesse. Durante il lungo periodo del restauro abbiamo potuto constatare con quanta cura l’artista abbia progettato la sua opera e quanto raffinata sia la sua tecnica. Man mano che affrontavamo le lavorazioni, rimuovendo sia la patina biologica che le croste nere, abbiamo potuto apprezzare sempre di più il modellato e la natura sensibile che l’artista ha donato all’opera. Adesso a lavori ultimati, come restauratori, possiamo dire di aver contribuito a restituire alla comunità la fruizione di un’opera di grande valore artistico e culturale altrimenti celata e immersa nella natura che sempre si riappropria degli spazi che gli appartengono. La rimozione della patina biologica è stata molto lunga e laboriosa vista l’intensità e la concentrazione della stessa sulle superfici.
Si è poi provveduto a rimuovere le croste nere utilizzando due diverse metodologie: ad impacco chimico – che ci ha permesso di eliminare i depositi dello smog dalle parti facilmente raggiungibili; con impianto di nebulizzazione dell’acqua – che ci ha permesso di rimuovere le croste nere dalle parti meno accessibili o impossibili da raggiungere con le mani e con gli strumenti meccanici. La rifinitura della pulitura è stata poi effettuata con l’ausilio di microtrapano e con ultrasuoni. Per eliminare i sali solubili presenti nel marmo sono stati infine effettuati sul monumento degli impacchi composti da sepiolite e polpa di carta in acqua demineralizzata.
I Restauratori: Gianfranco Malorgio e Sara Toscan
Prima e dopo il restauro

