“TENENDO PER MANO IL SOLE” – MARIA LAI IN MOSTRA AL MAXXI DI ROMA

dal 19 giugno 2019 al 12 gennaio 2020

a cura di Bartolomeo Pietromarchi, Luigia Lonardelli
in collaborazione con l’Archivio Maria Lai e con la Fondazione Stazione dell’Arte

In occasione del centenario della nascita, il MAXXI dedica una grande mostra a Maria Lai (1919-2013), tra le voci più singolari dell’arte italiana contemporanea, i cui lavori sono stati recentemente esposti a Documenta 14 e alla Biennale di Venezia 2017.

Tenendo per mano il sole è il titolo della prima Fiaba cucita realizzata dall’artista. Tra le opere anche uno dei Telai custodito nella Galleria Comunale d’Arte Moderna di Cagliari.

Martedì 18 giugno l’inaugurazione

“…questa mia incapacità di parlare d’arte senza provare imbarazzo.” MARIA LAI

BIOGRAFIA

1919 – 1928

Maria Lai nasce a Ulassai il 27 settembre da Giuseppe, veterinario e Sofia Mereu. Seconda di cinque figli all’età di due anni i genitori, a causa delle sue cagionevoli condizioni di salute e vista la necessità di fargli respirare aria di mare, affidano la bimba alle amorevoli cure degli zii materni, che vivono nella campagna di Cardedu. All’aria aperta e nel silenzio delle grandi stanze della casa, il gioco preferito di Maria è quello di scarabocchiare i muri con pezzi di carbone presi dal camino, con i quali traccia disegni e forme scaturite dalla sua immaginazione. A causa della prematura e tragica morte degli zii, è costretta a fare ritorno in famiglia, dove si adatta con fatica alla vivacità dei fratelli e alla confusione della casa. Qui osserva per la prima volta le donne fare il pane e i dolci, lavorare al telaio; conosce quindi i gesti, i profumi, i silenzi di quelle antiche arti che gli indicarono la strada che da li a poco avrebbe intrapreso.

1928 – 1939

A nove anni si trasferisce a Cagliari per entrare in collegio. Frequenta i corsi di disegno tenuti dall’artista  futurista Gerardo Dottori, tra i firmatari del manifesto dell’aeropittura, e nel 1932 incontra Salvatore Cambosu, suo professore di Latino e Lettere  alle scuole medie. Sarà Cambosu a insegnarle ad amare la poesia e a capire l’importanza del ritmo. Nel 1933 incontra per la prima volta la scultura, posando nello studio cagliaritano di Francesco Ciusa, impegnato a scolpire il ritratto per la lapide della sorellina minore Cornelietta, morta all’età di 8 anni. Dopo il diploma magistrale, nel 1939 parte per Roma per iscriversi al liceo artistico di via Ripetta.

1939 – 1949

A Roma frequenta il corso di figura e modellato tenuto dal Prof. Renato Marino Mazzacurati, esponente di spicco insieme a Scipione e Mario Mafai della scuola romana di via Cavour. Subentra la guerra e Maria si trasferisce a Verona e da qui a Venezia dove frequenta dal 1943 al 1945 l’Accademia di Belle Arti. Nel 1943 partecipa ai Prelittoriali femminili dell’arte, allestiti a Roma nel Lyceum di Piazza Cola di Rienzo e il suo nome viene segnalato fra i più interessanti per i ritratti. Nel 1949 rientra in Sardegna e si stabilisce a Cagliari.

1953 – 1959

A Cagliari insegna disegno e ritrova Salvatore Cambosu; con lui instaura un profondo rapporto di amicizia basato sulla condivisione e sulla comunione di profondi ideali letterari e poetici. Quando esce nel 1954 Miele amaro, Maria Lai ne firma la copertina. Cambosu le restituisce la fiducia nel proprio lavoro e la convince a ripartire per Roma. Dopo la morte del fratello Lorenzo nel 1956, ucciso durante un tentativo di sequestro, vende il suo appartamento a Cagliari e ne compra uno a Roma. Insegna prima ad Albano, ad Ariccia e infine nella Capitale dove espone nel 1957 alla galleria dell’Obelisco, una serie di disegni realizzati tra il 1941 e il 1954, dove ottiene un grande successo di pubblico e di critica. Nel 1959 espone alla II Biennale Nazionale di Nuoro e al Premio Sassari.

1959 – 1971

Arriva il momento di una graduale ascesa e dei riconoscimenti, della quale Maria Lai rifugge allontanandosi dalle gallerie, disertando le inaugurazioni o rifiutando gli inviti ufficiali. Teme gli effetti negativi del successo: la paura è di perdere la cosa più importante, la libertà. In questo periodo frequenta assiduamente Giuseppe Dessì che abita nello stesso condominio. Lo scrittore impegnato nella stesura del suo romanzo più famoso, Paese d’ombre del 1972, infonde all’artista la passione per la leggenda e il mito che l’accompagneranno nella produzione successiva. È un decennio di intensa ricerca, durante il quale mutano profondamente i materiali e le tecniche. Libri e tele cucite, pani e terrecotte si alternano ai primi telai, che diventano il filo conduttore della sua ricerca. Mentre in Sardegna nuovi fermenti culturali danno spazio alle istanze del realismo sociale, a livello nazionale, l’attenzione dell’artista si indirizza verso le esperienze dell’Arte Povera e dell’Arte Concettuale.

1971 – 1980

Nel 1971 espone di nuovo in pubblico alla galleria Shneider di Roma i risultati della sua ricerca, introdotta in catalogo da un testo di Marcello Venturoli. Arte Duchamp di Cagliari la galleria che la ospita per la sua prima personale nel 1975, segna l’inizio di un sodalizio con Angela Grilletti Migliavacca, titolare della galleria. Nel 1977 incontra per la prima volta Mirella Bentivoglio, artista, poetessa e performer, che ne presenta la mostra I Pani di Maria Lai alla galleria Il Brandale a Savona. È sempre Bentivoglio ad invitarla nel 1978 alla collettiva Materializzazione del linguaggio, organizzata durante la biennale di Venezia, e l’anno successivo alla Columbia University di New York per From page to space. L’anno successivo riceve un’importante commissione da parte dell’Amministrazione del suo paese, per la realizzazione di un monumento ai caduti. Decide però di rifiutare. “Voglio un’opera per i vivi, non per i morti, il monumento ai caduti fatelo fare ad altri”.

1981 – 1988

Nasce così l’idea dell’azione collettiva Legarsi alla montagna. Tutto si svolge in giorno di sole del 1981. Gli abitanti del paese, dapprima diffidenti, si lasciano coinvolgere con entusiasmo e legano tutte le case del paese con un nastro celeste di tela jeans lungo 26 km. Nel 1982 la successiva ricerca dell’artista prosegue in questa direzione performativa con Reperto a Villasimius. Oltre a nuovi interventi ambientali nel 1983 ben due, uno a Camerino (Mc), La disfatta dei Varani, l’altro a Orotelli (Nu), L’alveare del poeta – iniziano le collaborazioni con il teatro-scuola (in particolare con il gruppo Assemblea Teatro di Torino). S’infittiscono inoltre le esperienze legate all’universo infantile, che nei decenni successivi  porteranno alla creazione di fiabe cucite, libri, calligrammi, laboratori e sperimentazioni in varie città italiane. Nel 1987 Maria Lai mette in vendita la casa di Roma , pur continuando a viaggiare tra la Capitale, Cagliari e Cardedu dove si stabilisce definitivamente alla fine degli anni ottanta.

1990 – 1999

A Ulassai crea La strada del rito (1992), Le capre cucite (1992) e La scarpata (1993), quest’ultimo intervento pensato per recuperare il luogo della discarica proprio all’ingresso delle grotte monumentali di Su Murmuri Nel 1993 realizza l’opera Su barca di carta m’imbarco, per l’Atelier sul mare di Messina. La scelta di vivere a Cardedu, tra gli affetti, sembra rinnovare la linfa e l’ispirazione della sua poetica; scrive, crea, cuce, progetta mobili. Del 1996 è il libro La barca di carta, opera chiave nel suo faticoso cammino. Nel 1997 realizza l’azione L’albero del miele amaro a Siliqua e il progetto ambientale permanente Il tempo dell’Arte a Tortolì. Nel 1999 firma la piazza di Sinnai e Olio di parole per il Museo dell’olio della Sabina.

2000 – 2013

Nell’ultimo decennio della sua lunga vita, la principale preoccupazione è quella di far dialogare l’Arte con la scuola. Nel 2002 nascono Il Volo del gioco dell’oca, un prezioso strumento per interpretare la metafora del volo come processo dell’arte e della creatività; e il gioco di carte I luoghi dell’Arte a portata di mano. “L’Arte ci prende per mano”, questa la breve scritta che campeggia sulla grande lavagna, montata nel 2003 sull’alta muraglia che campeggia la piazza di Ulassai. Nel 2002 il museo MAN di Nuoro le dedica la mostra Maria Lai – Come un gioco. Nel 2004 l’Università di Cagliari le conferisce la laurea ad Honorem in Lettere. Nel 2005 crea ad Ulassai La casa delle inquietudini, Il muro del groviglio, I libretti murati.

Nel luglio successivo inaugura nel suo paese natale la Fondazione Stazione dell’Arte, che ne raccoglie numerose opere e per la quale realizza I Telaio del Vento e Fiabe intrecciate (2007). Nel  2008 partecipa alla mostra Italics Arte italiana fra tradizione e rivoluzione 1968-2008, tenutasi prima a Palazzo Grassi di Venezia e poi al Museum of Contemporary Art di Chicago. Nel 2010 espone a Berlino e lavora infine al Monumento a Grazia Deledda a Nuoro che non riuscirà a vedere compiuto. Nel 2011 in occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, ottiene il Premio Camera dei Deputati, indetto per valorizzare il legame tra arte e istituzioni, e promuovere l’arte contemporanea. “Dobbiamo lasciare che l’arte ci prenda per mano e ci accompagni alla scoperta della nostra umanità, al dialogo con l’infinito”. Questo è l’importante insegnamento che rimane dopo la morte di Maria Lai, sopraggiunta a Cardedu il 16 aprile 2013.

“Dobbiamo lasciare che l’arte ci prenda per mano e ci accompagni alla scoperta della nostra umanità, al dialogo con l’infinito”. Maria Lai