Come restauratori abbiamo affrontato questo difficile lavoro per restituire alla Comunità di Nettuno uno dei monumenti emblema della Città. La storica fontana del Dio Nettuno situata nella piazza centrale.

Restauratori: Gianfranco Malorgio e Sara Toscan.

La Fontana

Si tratta di una fontana assemblata in due diversi momenti. Il complesso scultoreo è composto da due cavalli che trainano una conchiglia che ospita nel centro la statua del Dio Nettuno.

La statua presumibilmente scolpita alla fine del 1800 è stata realizzata in due blocchi di arenaria assemblati, mentre i due cavalli e la conchiglia (in cemento), furono realizzati dallo scultore Randolfo Belleudi intorno al 1950.

Dio Nettuno 100

La ditta Borgia ha provveduto a restaurare e rimettere in funzione l’impianto idrico ed elettrico ormai inutilizzabile, vista l’incuria degli anni passati.

La statua presumibilmente scolpita alla fine del 1800 è stata realizzata in due blocchi di arenaria assemblati, mentre i due cavalli e la conchiglia (in cemento), furono realizzati dallo scultore Randolfo Belleudi intorno al 1950.

IL RESTAURO

Dio Nettuno

La superficie risultava completamente ricoperta da depositi di materiale coerente e incoerente, quale polvere, terriccio, e vegetazione superiore, fortemente radicata laddove il modellato della scultura creava zone concave e protette.

L’arenaria appariva ormai gravemente danneggiata da un insieme di fattori:

  • Attacco biologico da parte di microrganismi patogeni, con sviluppo di licheni nella parte più alta della statua, sulla capigliatura e la barba, con conseguente formazione di una patina biologica diffusa omogeneamente su tutta la superficie;
  • Depositi superficiali dovuti al particellato atmosferico, smog e inizio di formazione di croste nere dovute alla collocazione della statua nel contesto urbano;
  • Alveolizzazione dell’arenaria in particolar modo sotto il braccio sinistro della statua, causata da alterazioni climatico-ambientali;
Dio Nettuno 102

La stratificazione di depositi superficiali e la presenza di attacco biologico avevano portato alla formazione progressiva di una patina grigio-nera, che aveva alterato l’aspetto dell’opera, riducendone sensibilmente la leggibilità.

Questi fattori di degrado sono imputabili alla collocazione del complesso scultoreo esposto all’azione degradante degli agenti atmosferici quali smog, pioggia e vento. Le stesse condizioni climatico-ambientali avevano inoltre favorito la formazione di croste nere di vario spessore: le più sottili, quindi in fase iniziale di sviluppo, si osservavano nella zona posteriore della statua, sulla schiena; croste nere molto inspessite e ricoperte da concrezioni fino a 3mm si concentravano invece nella parte inferiore della scultura e nelle zone del modellato più nascoste, e di conseguenza protette dalla pioggia battente e dall’azione dilavante che essa provoca.

Ad un’attenta osservazione della superficie si rilevava la presenza di uno strato di vernice sovrammessa (scialbo) ormai alterata di colore giallo-bruno: si presume che tale vernice sia stata applicata in un precedente intervento, al fine di proteggere e omogeneizzare l’aspetto dell’intero complesso scultoreo, così da dare la medesima colorazione alla statua e alle sculture in cemento aggiunte successivamente.

Le zone del petto, dell’addome e del fianco sinistro della statua risultavano fortemente danneggiate dal fenomeno dell’alveolizzazione, con presenza di alveoli spesso molto profondi.

In corrispondenza dell’attaccatura del braccio destro si osservava una frattura precedentemente stuccata in cemento che si sviluppava lungo l’intera circonferenza dell’arto: la presenza di tale frattura e l’analisi visiva delle parti di superficie rimaste scoperte per la perdita parziale della vernice sovrapposta, evidenziavano come il braccio destro non sia originale, ma sia stato realizzato in cemento e applicato in un intervento successivo. Così come il braccio destro anche la parte finale della coda del pesce risultava essere realizzata in cemento, quindi aggiunta in un secondo momento; si ipotizza che lo scopo di tale scelta sia stato quello di coprire alla vista dell’osservatore la zona del pube della statua, come suggerisce la presenza subito al di sopra di questo di un perno in ferro arrugginito a cui doveva essere attaccato un altro elemento, ormai perduto, con la medesima funzione.

Cavalli e conchiglia

Il complesso scultoreo ha subito negli anni vari interventi di manutenzione, eseguiti purtroppo in maniera grossolana e approssimativa, che hanno contribuito al degrado attuale.

Da un’attenta analisi visiva e dopo aver effettuato dei test stratigrafici di pulitura, l’intera superficie, alterata nell’aspetto, risultava completamente ricoperta da vari strati di materiali soprammessi.

La stratigrafia dei vari depositi può essere così riassunta:

Strati Natura degli strati Materiale Spessore Consistenza
1 Pigmento Presumibilmente terra di Siena bruciata sottile Tenace
2 Rasatura Cemento grigio mm 1/2 Compatto e tenace
3/4/5 Vernice Varia natura, presumibilmente pittura al quarzo mm 2/3 Resiste debolmente a sollecitazioni meccaniche
6 Depositi coerenti di natura biologica e atmosferica funghi, alghe, smog e croste nere in fase iniziale di formazione mm 1 Compatto e tenace

 

I vari test di pulitura hanno messo in luce la presenza sulle zampe dei due cavalli di varie stuccature molto estese, realizzate durante precedenti interventi di restauro. Queste stuccature evidenziavano un importante e profondo intervento strutturale eseguito al fine di rinforzare i quattro arti che avevano probabilmente subito un danneggiamento.

Per la realizzazione di questo intervento, esteticamente  inadeguato, è stato utilizzato un impasto a base di cemento grigio e inerte di natura calcarea.

Gianfranco Malorgio

Sara Toscan