PITTURA ROMANA

L’antica Roma Imperiale ci ha lasciato un notevole pezzo di storia sulla quale la nostra civiltà si è formata; il Diritto romano e le leggi, la medicina, l’edilizia, l’artigianato e sopratutto l’arte.

L’affresco è a mio avviso la regina delle arti e attraverso i dipinti arrivati fino a noi, ci ha fatto conoscere lo stile di vita di quell’epoca. Pompei, con la grande quantità di affreschi ritrovati, ci porta indietro nel tempo, e ci fa in qualche modo percepire quali erano usi e costumi dell’Impero romano.

EPOCHE DELLA PITTURA ROMANA

Repubblicana

Prima epoca Imperiale

Epoca traianea

Epoca adrianea

Gli Antonini

Epoca severiana

Gallieno

Pittura paleocristiana

 

Copie di affreschi di epoca romana realizzate dal nostro laboratorio al fine di approfondire gli studi su questa straordinaria tecnica pittorica.

SINOPE srls

Gianfranco Malorgio

PITTURA POMPEIANA

I QUATTRO STILI

I STILE

II STILE

III STILE

IV STILE

Il primo stile pompeiano è uno dei quattro stili della pittura romana, detto stile strutturale o dell’incrostazione e si colloca nel periodo a partire dall’età sannitica (150 a.C.) fino all’80 a.C.

La pittura ad affresco tipica di questo stile era diffusa sia negli edifici pubblici che nelle abitazioni ed imitava il rivestimento delle pareti in opus quadratum, con lastre di marmo, detto crusta, da cui il nome “stile dell’incrostazione”.

Le pitture in primo stile si articolano, seguendo una ripetizione fissa, in tre zone:

  • una fascia superiore decorata con cornici in stucco aggettante.
  • una fascia mediana, a sua volta tripartita, dipinta con i colori predominanti rosso e nero, ma anche viola, giallo-verdi, imitanti il marmo, il granito o l’alabastro
  • un plinto o zoccolo, di solito di colore giallo

Le pitture di questo stile contengono anche piccoli elementi architettonici, come ad esempio pilastri per la divisione verticale delle superfici.

Il primo stile non fu prettamente romano, ma ellenistico, infatti se ne trovano esempi, ben più freschi di quelli dell’area vesuviana, a Delos e altre città greche, come Pantikapaion.

Negli Scavi archeologici di Pompei questo stile è presente nella Basilica, nel tempio di Giove, nella Casa del Fauno e nella Casa di Sallustio, in quelli di Ercolano nella Casa Sannitica.

In questo tipo di pittura elementi come cornici e fregi con tralci vegetali cominciano ad essere dipinti invece che realizzati in stucco, riproponendo così, con abile gioco illusionistico di colori e ombre, ciò che durante il primo stile si realizzava in rilievo.

Rispetto al primo stile, l’innovazione è fornita dall’effetto di trompe l’œil che si crea sulle pareti, dove al posto dello zoccolo si dipingono in primo piano podi con finti colonnati, edicole e porte dietro i quali si aprono vedute prospettiche.

In questo periodo nacque così anche la figura del paesaggista, che, a Pompei, dipingeva i particolari dei giardini, molto richiesti dai committenti.

Era anche in voga dipingere nature morte con cacciagione insieme a ortaggi e frutta.

A Roma è presente il più antico esempio di secondo stile, nella casa dei Grifi sul Palatino, databile tra il 120 e il 90 a.C. Negli scavi archeologici di Pompei questo stile è presente nella Villa dei Misteri e nelle case di Obellio Firmo, del Labirinto, delle Nozze d’Argento, del Criptoportico. L’esempio più ricco di questo stile si ha però alla villa di Boscoreale, risalente a dopo il 50 a.C., le cui pitture sono oggi conservate in vari musei (Metropolitan Museum di New York, Museo Archeologico Nazionale di Napoli, ecc.).

Il terzo stile, detto stile ornamentale, dal punto di vista cronologico, si sovrappose al secondo stile ed arrivò fino alla metà del I secolo, all’epoca di Claudio (41-54).

In esso venne completamente ribaltata la prospetticità e la tridimensionalità caratteristiche dello stile precedente lasciando il posto a strutture piatte con campiture monocrome, prevalentemente scure, assimilabili a tendaggi e tappezzerie, al centro delle quali venivano dipinti a tinte chiare piccoli pannelli (pinakes) raffiguranti scene di vario genere. Tipici sono gli ornamenti con candelabri, figure alate, tralci vegetali.

Detto dell’illusionismo prospettico, si affermò in età neroniana e si distingueva dagli altri per l’inserimento di architetture fantastiche e di grande scenicità (Casa dei Vettii a Pompei e Domus Aurea a Roma). Se gli stili precedenti sono caratterizzati da architetture plausibili, il “quarto stile”, invece (così come il “terzo stile”), presenta delle architetture improbabili, bidimensionali e puramente decorative, dal tratto fortemente calligrafico. Adoperando un paragone anacronistico, potremmo paragonare il “quarto stile” alla frivolezza e all’iperdecorativismo del rococò. L’inizio di questo stile è documentabile a Pompei subito dopo il 60 d.C.: gran parte delle ville pompeiane furono infatti decorate con pitture in questo stile dopo la ricostruzione della città a seguito del disastroso terremoto di Pompei del 62.

Il quarto stile si caratterizza per una grande ricchezza ma nessun elemento nuovo. Si trattò infatti di un revival di elementi e formule decorative già sperimentate in precedenza: tornano di moda, infatti, le imitazioni dei rivestimenti marmorei, le finte architetture e i trompe-l’œil caratteristici del secondo stile ma anche le ornamentazioni con candelabri, figure alate, tralci vegetali, caratteristici del terzo stile.

Esempi pompeiani di grande pregio li ritroviamo nella Casa dei Vettii e nella Casa dei Dioscuri, decorati probabilmente da artisti della stessa bottega.