Il Teatro delle Saline

Costruito negli anni Trenta fu utilizzato come sede del dopolavoro dei dipendenti delle saline in prossimità dello stagno di Molentargius a Cagliari. Nel 1936 venne chiuso e rimase inutilizzato per oltre cinquanta anni.

Dopo il restauro fu riaperto ad opera della compagnia teatrale Akroama – Teatro stabile d’Arte Contemporanea.

Stato di conservazione

Al momento del nostro intervento di restauro le condizioni di conservazione delle decorazioni a tempera presenti nel soffitto della sala principale erano precarie.

Descrizione dell’opera – Si tratta di una decorazione a tempera eseguita in maniera approssimativa, tanto da far pensare ad una stesura di base da utilizzare come preparazione di una successiva decorazione; le informazioni che si hanno a disposizione non sembrano tuttavia confermare questa ipotesi.

Probabilmente la metodologia usata è stata adottata per sopperire ad elevati costi di esecuzione o per soddisfare esigenze relative alla tempistica; una decorazione realizzata in maniera tradizionale avrebbe infatti richiesto tempi più lunghi.

Di fatto tutta la base della decorazione è eseguita con una singola stesura a velatura di color terra d’ombra, sulla quale sono stati riportati i disegni e successivamente, sempre a velatura, realizzate luci e ombre. Il colore non è assolutamente coprente; infatti in moltissimi punti si vedono ancora, molto evidenti, i segni lasciati dalla battitura dei fili e dalla matita, utilizzati per la divisione geometrica degli spazi.

Il supporto murario, realizzato probabilmente con rasatura a gesso, non  ha permesso una buona aderenza dei colori allo stesso; questa scarsa adesione è dovuta anche al fatto che i pigmenti, se utilizzati secondo la tecnica della velatura (come precedentemente descritto), sono poveri di legante.

Inoltre le alte temperature rilevate nell’ambiente non favoriscono la buona conservazione delle decorazioni, che subiscono anche fenomeni di umidità di condensa.

Da notizie fornite dalla DL risulta un intervento di restauro conservativo effettuato negli anni ’90. Le tracce di questo intervento sono ben visibili e riconoscibili anche perché i colori e la metodologia utilizzata non risultano in linea con la decorazione originale. Tutti i ritocchi sono stati effettuati con colori coprenti che nel tempo si sono alterati creando macchie e aloni evidenti su tutta la superficie.

Tutto questo ci restituisce  oggi una superficie pittorica disomogenea, macchiata, alterata nei colori e poco aderente al supporto.

Gianfranco Malorgio