ENRICO CASTELLANI è stato insieme a Piero Manzoni e Agostino Bonalumi, uno dei grandi animatori dell’arte italiana negli anni sessanta.

Nato a Castelmassa (Rovigo) nel 1933, nel 1952 si trasferisce a Bruxelles dove studia all’Academie des Beaux Arts; nel 1956 ottiene il diploma in architettura all’Ecole Nationale Supérieure de la Cambre. Tornato in Italia lo stesso anno si stabilisce a Milano dove, nel 1959 fonda, insieme a Manzoni, la rivista “Zero” e “Nul”. Si stabilisce poi a Celleno (Viterbo) dove muore nel 2017.

Tra la fine degli anni Cinquanta e i primi anni Sessanta  – dopo una breve adesione all’informale – Castellani fu tra i primi a svincolarsene. Parallelamente ad altri artisti italiani che negli stessi anni sviluppavano le indicazioni dello spazialismo di Fontana, Castellani ha scelto come campo privilegiato della sua ricerca l’analisi del supporto in relazione alla rappresentazione dei punti di tensione del piano: adottando il dipinto monocromo, egli sfrutta l’incidenza della luce mediante estroflessioni multiple, per lo più regolari, ottenendo significative vibrazioni spaziali e luminose sulla superficie della tela. Per Castellani la superficie della tela cosi come si acquista è qualcosa da negare a priori: egli lavora infatti sempre su un doppio piano, davanti e dietro, luce e ombra, sfruttando la bidimensionalità e la tridimensionalità illusoria.