Si tratta di una Domus di epoca romana risalente al II sec. d. C. circa, rinvenuta in una località nei pressi di Roma. La Domus dopo lo scavo effettuato dagli archeologi ci è stata affidata per affrontarne il restauro e più precisamente per effettuare delle indagini conoscitive in modo da acquisire informazioni storiche e tecniche sulla natura del sito.
IL RESTAURO
Al momento del nostro intervento il sito della Domus romana era protetto con geotessuto. Una volta rimossa la protezione abbiamo potuto constatare lo stato di conservazione degli intonaci e del pavimento in opus sectile. Visto il periodo invernale passato con copiose piogge e la presenza di uno strato di terra (residua di scavo), tutte le superfici erano ricoperte da attacco biologico di colore verde acceso (alghe), e da una ricrescita di vegetazione presente in alcune zone.
Gli intonaci affrescati sono realizzati in vari strati e da un’analisi visiva approfondita al microscopio si è potuto constatare quanto segue:
- Spessore totale degli intonaci cm 6 circa;
- Primo strato (rinzaffo) dello spessore variabile da 2 a 3 cm di colore grigio chiaro con maggiore presenza di sabbia di fiume;
- Il secondo strato dello spessore di circa cm 2 di colore chiaro (sabbia calcarea);
- III strato cm 1/1,5 circa di colore chiaro;
- IV strato: L’intonachino, di colore rosato ha uno spessore di circa mm 3. Il colore è dovuto, probabilmente, alla presenza di pigmenti all’interno dell’impasto;
- Il legante è presumibilmente calce, mentre gli inerti, simili per tutti gli strati, sono di diversa natura, sabbia calcarea e di fiume, coccio pesto, pozzolana grigia, minerali neri probabilmente magnetite.
Interessante la granulometria osservata al microscopio che per molti inerti risulta essere grossa anche negli strati d’intonaco prossimi alla pittura.
Durante le prove di pulitura e più precisamente nel corso della rimozione del terriccio e delle incrostazioni calcaree, abbiamo avuto modo di constatare che la superficie dipinta è ancora ben conservata, levigata, compatta e coesa, integra in molti punti e aderente al supporto. Non abbiamo trovato divisione per giornate della decorazione, se non nella parte bassa dove si nota l’attaccatura longitudinale dell’intonaco con quello della parete.
Oltre allo strato di terra, gli intonaci erano quasi interamente ricoperti da uno strato di incrostazione calcarea con concrezioni anche molto spesse. Lo strato di calcare risulta molto tenace e ben aderente alla superficie dipinta e quindi di difficile rimozione.
Al momento del nostro intervento il pavimento in opus sectile era ricoperto di terra e di incrostazioni calcaree di vario spessore, distaccato dal supporto e con attacco biologico in atto.
La geometria delle mattonelle è semplice e ricorda quella di pavimenti ritrovati a Ostia. I marmi rinvenuti sono degradati ma ancora in discreto stato di conservazione. Molte delle porzioni di opus sectile erano staccate dal supporto e la malta di sottofondo era del tutto degradata e decoesa. Nella malta di sottofondo abbiamo anche ritrovato dei granelli probabilmente in marmo di Carrara (simili a granelli di riso), posti come livellamento per la posa dell’opus sectile.
Il pavimento è composto da due differenti misure di mattonelle realizzate con lo stesso disegno, e alcune delle quali non rispettano alcun allineamento, questo fa presupporre che il pavimento abbia subito diversi rimaneggiamenti nelle epoche passate.
Il Restauratore – Gianfranco Malorgio

Le misure delle due mattonelle sono indicate in tabella
Opus sectile | A | B | C | D |
Grande | cm 41,5 x 41,5 | cm 21 x 21 x 30 | cm 15 x 15 x 21 | cm 21 x 21
|
Piccola | cm 29,5 x 29,5 | cm 15 x 15 x 21 | cm 10,5 x 10,5 x 15 | cm 15 x 15
|