La nostra Società SINOPE srls, è stata incaricata dal  Dirigente scolastico Dott. Nicola Armignacca, del Liceo Artistico “Giulio Carlo Argan” di Roma, a provvedere al restauro di uno dei pannelli preparatori realizzati dall’artista Mirko Basaldella per la fusione della cancellata bronzea del Mausoleo delle “Fosse Ardeatine” a Roma.

Un lavoro molto interessante sotto il profilo tecnico che ci porterà a stretto contatto con l’idea costruttiva dell’artista per le soluzioni adottate.

Gianfranco Malorgio

MIRKO BASALDELLA

Mirko Basaldella (Udine, 1910 – Cambridge, 1969). Fratello di Dino e Afro Basaldella. Fu allievo di Arturo Martini, si trasferì a Roma nel 1934 dove conobbe gli artisti della Scuola Romana. Nel 1935 esordisce alla Quadriennale romana e nel 1936 alla Biennale di Venezia, anno della sua prima personale alla Galleria della Cometa a Roma. Si accosta all’esperienza cubista avviando ricerche strutturali e materiche, in scultura come in pittura, presentate in varie personali negli USA, alla Knoedler Gallery e alla Catherine Viviano Gallery di New York. Nel 1955 espone a Documenta a Kassel, vince il premio internazionale alla III Biennale di San Paolo del Brasile, ottenendo nel 1957 analogo riconoscimento a Carrara, nel 1959 dall’Accademia Nazionale dei Lincei a Roma, e nel 1966 dalla Quadriennale romana. Dal 1957 diresse il Design Workshop alla Harvard University a Cambridge, mentre la sua ricerca continuava tra echi figurativi di suggestione totemica e forme astratte.

Il bozzetto

L'OPERA

L’artista realizzò nel 1949 il bozzetto per il cancello interno delle Fosse Ardeatine. Il disegno di grandi dimensioni (cm.181×291, matita copiativa su carta intelata), è un fitto groviglio di linee cariche di tensione che rievocano la tragedia dello sterminio per mano della ferocia nazista che si abbatté sul popolo romano il 24 marzo 1944, quando vennero trucidati 335 innocenti in risposta all’azione partigiana di via Rasella.

Il memoriale sorge nel luogo stesso dove fu consumato l’eccidio. Inaugurato nel marzo del 1949, frutto della collaborazione tra gli architetti romani Nello Aprile, Mario Fiorentino e Giuseppe Perugini, con gli artisti Mirko Basaldella e Francesco Coccia, può essere considerato il primo monumento moderno dell’Italia repubblicana.

Il bozzetto corrisponde al cancello interno che racchiude la grotta dell’eccidio cui si accede dopo aver oltrepassato il cancello esterno, analogo nelle dimensioni e nell’impostazione, mentre l’ingresso al Mausoleo è contrassegnato dalla cancellata fusa in bronzo nel 1950, l’opera di maggior impegno monumentale dell’artista. Dal 1946, data del concorso bandito per il monumento dal Ministero della Pubblica Istruzione, Mirko Basaldella elaborò una lunga serie di studi preparatori sempre più lontani dall’illustrazione e viceversa più evocativi e interiorizzati dell’evento stesso, superando ostilità e preclusioni di chi, invece, voleva un’opera di carattere realista e ovviamente figurativa. Di fatto le Cancellate bronzee per le Fosse Ardeatine segnarono una svolta nella storia della scultura, non solo italiana, per l’interpretazione originale del tema commemorativo e per il serrato dialogo spaziale su scala architettonica.

LA TECNICA

L’opera misura cm 89 x 105 ed è posta su di un telaio in legno con assi dello spessore di cm 3,4 x 3,4.

L’opera, essendo uno dei pannelli preparatori per la successiva fusione in bronzo del cancello, mostra molto chiaramente le caratteristiche tecniche adottate dall’artista nel realizzarlo. Si tratta di un classico intreccio di canne palustri, fissate al telaio in legno con chiodi a testa piccola, mentre in alcuni punti si notano legature eseguite probabilmente con cordino vegetale o in canapa. Questa metodologia costruttiva ricorda la realizzazione dei soffitti in camera a canne molto usati nel ‘9oo per creare controsoffitti che venivano successivamente decorati. Su questa struttura l’artista ha modellato le forme dell’opera utilizzando probabilmente del gesso alabastrino, inserendo all’interno dell’impasto della tela di canapa con trama grossa, utilizzata per dare maggiore resistenza al gesso e volume alla scultura.

Gianfranco Malorgio